Nuovi lavori digitali: il futuro è adesso

“Quarta rivoluzione industriale” o “Industria 4.0”, chiamatela come preferite. La certezza è che Internet è una miniera di lavori e stando a quanto riportato dall’OCSE – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – in Italia non lo abbiamo ancora capito.

Secondo la vulgata comune, infatti, il digitale è quell’essere demoniaco che attraverso l’automazione di svariate mansioni elimina migliaia di posti di lavoro.

Le cose, ovviamente, stanno in maniera diversa: il mondo cambia ed i lavori richiesti sono altri. Bisogna però conoscerli e saperli svolgere. 

In tal senso, il Ministero del lavoro ha iniziato a muoversi in collaborazione con Unioncamere e Google, attraverso l’attivazione del progetto “Crescere in digitale”: un percorso di formazione rivolto principalmente alle nuove generazioni, per aiutarle a compiere i primi passi nel mondo del lavoro attraverso la conoscenza delle nuove professioni digitali. 

Le possibilità sono innumerevoli, quindi, per non fare troppa confusione, vi illustrerò esclusivamente quelle relative a due macroaree: la tecnofinanza e l’e-commerce.

La digitalizzazione del settore finanziario e bancario ha assunto i contorni di un vero e proprio tsunami negli ultimi anni. La possibilità di svolgere da casa le più disparate operazioni finanziarie – private e professionali – tramite il proprio computer (dai servizi di home banking, alle criptovalute, passando per le consulenze finanziarie effettuate a distanza per mezzo di una connessione Internet e delle tecnologie audiovisuali) era inimmaginabile fino a pochi anni fa. In un contesto di questo tipo, molti nuovi lavori sorgono all’ordine del giorno e la capacità di svolgerli può decretare il successo o l’insuccesso professionale.

La tecnologizzazione della finanza (o tecnofinanza) trova una delle sue espressioni nel trading sul forex: ossia, il trading sul mercato internazionale delle valute straniere che è diventato a tutti gli effetti una nuova professione, grazie al facile accesso alle risorse informative online ed a demo gratuite su cui testare le conoscenze apprese. 

L’e-commerce, è indubbiamente una branca più conosciuta della precedente dal grande pubblico. Chi di noi non ha mai effettuato un acquisto su Amazon? Tuttavia, la maggior parte dei commercianti sembra non aver ancor appreso la lezione di Jeff Bazos che, nel frattempo, attraverso l’e-commerce è diventato l’uomo più ricco del mondo. In questo periodo storico, in cui l’intera umanità è costretta a rimanere in casa, avere un e-commerce già strutturato per la propria attività vuol dire fare affari d’oro! Se ne sono accorti in molti, peccato per tanti di loro sia – forse – troppo tardi per convertire questa constatazione in guadagni immediati. 

Focalizzandoci sulla creazione di posti di lavoro, è necessario dire che i grandi marketplace hanno costruito attorno all’e-commerce dei veri e propri poli produttivi che impiegano il lavoro di migliaia di persone. Senza considerare le figure necessarie alla creazione di questi colossi dell’e-commerce: sviluppatori di software, ingegneri informatici, esperti di marketing web, di grafica web, dell’analisi dei dati…

Vanno, infine, menzionate altre figure professionali che hanno trasferito sul digitale il loro svolgimento tradizionale. Stiamo parlando dei commercialisti, degli avvocati e dei consulenti di ogni tipo.

In definitiva, il lavoro digitale non prescinde dal mondo fisico, anzi, è in esso che si proietta garantendo servizi e prodotti reali. E reali emolumenti a chi li offre.

Dunque, il nostro Paese avrà imparato la lezione? Per scoprirlo, non ci resta che attendere… Ma qualcosa ha iniziato a bollire in pentola e, date le premesse, non è poco.


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