L’aiuto di un’assistente virtuale per un libero professionista – L’intervista al Dott. Emilio Gerboni


Quanto può essere utile l’ausilio di un’assistente virtuale per un libero professionista? Stando alle parole del nostro intervistato di oggi, molto. 

Stiamo parlando del Dott. Emilio Gerboni, psicologo – psicoterapeuta, trainer-Coach di Quietmood e Direttore della collana BINARIO – Libri per evolversi della Flaccovio Editore. Insomma, un professionista di assoluto livello nel suo settore.

Nell’intervista che segue, il Dott. Gerboni ci racconterà la sua esperienza, sottolineando l’impatto positivo che l’assistenza virtuale e l’utilizzo di app volte a coordinare i processi lavorativi, hanno avuto nell’organizzazione delle sue attività professionali. Delegare le attività secondarie ad un collaboratore fidato, può davvero essere la chiave per incrementare il livello del servizio offerto.

Ma andiamo a conoscere il suo punto di vista direttamente dalle sue parole. 

Ciao Emilio. Di cosa ti occupi?

Ciao Gloria. Mi piace definirmi la “guida per l’evoluzione comoda”, personale e professionale, sia per chi si rivolge direttamente a me che per le aziende. Mi spiego meglio: molte persone che seguo sono imprenditori e di conseguenza intervengo “indirettamente” sull’azienda lavorando sulla crescita del titolare e sul suo business nei diversi sistemi (dipendenti, fornitori, processi etc.). Ovviamente, l’azione risulta ancora più efficace se ho l’opportunità di entrare “direttamente” nell’azienda, potendo intervenire su più livelli. 

Questa definizione cerca di racchiudere la mia formazione complessiva, non solo accademica in senso stretto. 

Sono, infatti, Psicologo-Psicoterapeuta e Trainer-Coach.  

La sintesi delle mia ricerca (esperienze, pratica e svariate specializzazioni) l’ho formalizzata e sintetizzata nella Strategia Quietmood –  la strategia di cambiamento comoda come un cuscino — attraverso la quale aiuto le persone ad evolvere senza uscire dalla loro zona di comfort, senza usare la forza di volontà e senza perseguire obiettivi angoscianti.

I concetti di obiettivo, forza di volontà e zona di comfort  sono stati storpiati nel mondo della crescita personale dai più disparati guru e questo ha contribuito ad incasinare la nostra già complessa società della performance, aggiungendo stress e fatica senza risultati di benessere vero, laddove non ce n’era proprio bisogno.

Il Dott. Gerboni con Ernest Rossi ad Anaheim (Los Angeles) al congresso Evolution of Psychoterapy.

Perché hai scelto di collaborare con un’assistente virtuale?

La scelta di collaborare con un’assistente virtuale è in linea con la filosofia Quietmood e con la mia personalità smart e anche un pò (abbastanza) Nerd 🙂

Nella mia organizzazione del lavoro avere un’assistente che lavora da remoto è ottimale. Avendo due centri in città diverse, uno a Pescara e uno a Bologna, e svolgendo consulenza su piattaforme online, avere un’assistente che lavora da remoto è la soluzione migliore per ottimizzare i processi lavorativi rendendoli massimamente performanti. Direi che per un libero professionista è la figura ideale con la quale lavorare e poter crescere progressivamente con l’espansione dell’attività, gestendo al meglio le evoluzioni ed i cambiamenti che questa crescita comporta. Come mai? Perché è senz’altro una forma di collaborazione che garantisce molta flessibilità.

Utilizzi app per condividere il lavoro con i tuoi collaboratori? Se sì, quali?

Sono un grande appassionato di app! Oramai posso ritenermi un vero esperto. 🙂 Ne ho provate e testate moltissime e continuo a sperimentarle, sia per passione che per ricerca, innovazione e automatizzazione dei processi aziendali.

Le app mi sono utili sia con i clienti che con i collaboratori. 

Per i clienti ho pensato e messo a disposizione anche una app dedicata, che possono scaricare sullo smartphone, grazie alla quale, tra le altre cose, possono accedere comodamente agli strumenti per il loro cambiamento.

Nella collaborazione con un’assistente virtuale le app sono cruciali, per cui una formazione e una certa dimestichezza nel loro uso è necessaria.

Per nominarne alcune, nell’ambito della contabilità, un’app a mio avviso eccezionale è fattureincloud che, per fortuna, mi è stata fatta adottare dalle mie commercialiste e che è in condivisione con la mia assistente. 

Altre app che trovo assolutamente valide, sono quelle di Google incluse in Gsuite; per chi non lo sapesse, Gsuite comprende la mail professionale Gmail, Drive per la condivisione immediata dei file e Calendar per la condivisione dell’agenda.

Un’altra app che utilizzo è Cloudapp, grazie alla quale posso registrare e condividere tutorial formativi per l’assistente e, al contempo, condividere documenti e dati alla stregua di Google Drive. Altre funzionalità molto utili sono la possibilità di fare screenshot, gif, note e registrare video dello schermo, archiviando tutto in comode cartelle: spettacolare.

Hai un’app che non consiglieresti? Perché?

Così come sono tante le app che posso consigliare, altrettante se non di più, sono quelle che sconsiglio. E, in un certo senso, è ovvio che sia così: fa parte del gioco della sperimentazione. È, altresì, vero che alcune app che non vanno bene per me, andranno a genio ad altri. Tuttavia, ritengo che alcune di esse abbiano delle problematiche comuni a tutti i tipi di professione. 

Per la contabilità, ad esempio, è consigliabile avere un software italiano perché conterrà delle funzioni adeguate alla burocrazia del nostro Paese. Esistono, infatti, tantissime app straniere per la contabilità, ma tutte mancano di molte funzionalità fondamentali per l’Italia. 

È per questo motivo che è importante analizzare a tavolino la funzione specifica che si desidera ottenere, quindi l’obiettivo che si vuole raggiungere, attraverso la app che si intende utilizzare.

La valutazione della app avverrà sulla base della sua capacità di permettere il raggiungimento di tale obiettivo nel modo più efficiente possibile.

Spesso si può essere impressionati e affascinati da strumenti fantascientifici che fanno dimenticare il bisogno perseguito, risultando inutilizzabili e fuorvianti. Quindi, bisogna utilizzare quelle che semplificano i processi complicati, velocizzandone i passaggi. Le altre volte, può bastare la più semplice delle app: carta e penna. 🙂

Ringraziamo il Dott. Gerboni per questa intervista e per i numerosi consigli che ci ha fornito, utili a snellire le procedure e lavorare in modo efficiente.


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